José Sánchez del Río

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11 Nov 2016

José Sánchez del Río nacque a Sahuayo in Messico il 28 marzo 1913 da una famiglia solidamente cristiana, con la quale emigrò a Guadalajara. Lì ricevette la Prima Comunione e si distinse per la sua devozione mariana. A seguito della promulgazione delle leggi anticlericali da parte del presidente Plutarco Elías Calles, si formò l’esercito popolare dei “cristeros”, cui si unirono anche i due fratelli di José, ma a lui, tredicenne, fu impedito. Visitando la tomba dell’avvocato Anacleto González Flores, chiese a Dio di poter morire in difesa della fede come lui. Diventato quindi portabandiera dell’esercito “cristero”, venne catturato e messo in carcere nel battistero, ormai profanato, della chiesa di San Giacomo a Sahuayo, la sua parrocchia. Il deputato Rafael Picazo che ebbe in custodia José insieme ad altri prigionieri, gli propose due alternative che lo avrebbero salvato dalla condanna a morte: pagare un riscatto di 5.000 pesos o accettare di essere mandato all’accademia militare; ma José rifiutò entrambe le proposte e rimase in prigionia fino al 10 febbraio giorno in cui fu giustiziato.

José Sánchez del RíoL’8 febbraio fu costretto ad assistere all’impiccagione di Lázaro, un altro ragazzo che era stato imprigionato insieme con lui, al fine di fargli rinnegare la sua fede e salvarsi così dalla sua imminente condanna a morte al cimitero, ma José non cedette. Il corpo di Lázaro, ritenuto morto, venne trascinato al vicino cimitero dove venne abbandonato; tuttavia era solo apparentemente morto infatti si riprese e riuscì a scappare. Nel frattempo continuarono le torture e il giorno della sua esecuzione, il 10 febbraio, gli fu scuoiata la pianta dei piedi e costretto a raggiungere a piedi il cimitero, dove posto davanti la fossa in cui sarebbe stato sepolto, fu pugnalato non mortalmente e gli fu chiesto di rinnegare nuovamente la sua fede, ma José ad ogni ferita gridava “Viva Cristo Re” e chiese poi di venire fucilato, ma il capitano, innervosito dall’atteggiamento del ragazzo gli sparò sul posto con la sua pistola. José ormai agonizzante morì dopo essere riuscito a tracciare una croce sul terreno con il suo sangue. Il suo martirio è stato riconosciuto il 22 giugno 2004 da san Giovanni Paolo II.

José Sánchez del Río 1È stato beatificato il 20 novembre 2005, sotto il pontificato di Benedetto XVI, inserito in un gruppo di 13 martiri messicani, nel quale era compreso anche il già citato Anacleto González Flores. La sua canonizzazione è stata fissata a domenica 16 ottobre 2016, insieme a quella del Beato José Gabriel del Rosario Brochero.

Nella prima notte di prigionia scrisse una lettera alla madre: «Mia cara mamma: sono stato preso prigioniero in combattimento quest’oggi. Penso al momento in cui andrò a morire; ma non è importante, mamma. Ti devi rimettere alla volontà di Dio; muoio contento perché sto morendo al fianco di Nostro Signore. Non ti preoccupare per la mia morte, che è ciò che mi mortifica. Invece, di’ ai miei altri fratelli di seguire l’esempio del più piccolo e farai la volontà del nostro Dio. Abbi forza e inviami la tua benedizione insieme a mio padre. Salutami tutti per l’ultima volta e ricevete il cuore di vostro figlio che vi ama entrambi e vi avrebbe voluto vedere prima di morire».