Padre Ezechiele Ramin

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6 Apr 2017

Padre Ezechiele RaminEzechiele Ramin nacque a Padova il 9 febbraio 1953. Frequentò le scuole secondarie e le superiori presso il Collegio Barbarigo dal 1964 al 1972. «lo non ho studi – dice la mamma ma l’unica cosa di cui mi sono preoccupata è stata la formazione spirituale e religiosa dei miei figli. Avevo sempre paura di non riuscire a pareggiare il loro livello intellettuale con la crescita nella fede. Per questo ho voluto che frequentassero la chiesa e le scuole cattoliche». «Preghiera e catechismo». fa eco il papà, professionista dello scalpello per il lavoro della pietra. I 6 fratelli Ramin erano tutti laureati o diplomati. Dico erano perché Gaudenzio, più giovane di Ezechiele, è deceduto in un incidente stradale nel 1983. Aveva deciso di andare con la moglie in Africa. Ora vi è andata lei, come medico pediatra. Questi frammenti di notizie ci dicono il livello della famiglia Ramin: cristianesimo vissuto senza bigottismo, con convinzione, e idee chiare. Ezechiele conseguì la maturità classica nel 1972 con splendidi voti. Alla domanda del papà sulla facoltà da scegliere, chiese tempo. Finalmente, verso la fine dell’estate, disse ai genitori di salire in macchina perché li avrebbe portati a vedere la facoltà che aveva scelto. Essi salirono e, dopo un lungo giro, finirono davanti all’Istituto dei Missionari Comboniani, in via S. Giovanni da Verdara. «Ecco la mia facoltà». «Cioè?». «Missionario d’Africa!». Presso lo Studio Teologico Fiorentino conseguì il baccalaureato negli anni 1972-74 ed il 6 ottobre 1974 Ezechiele entrò nel noviziato di Venegono. Il 5 maggio del 1976 emise i Voti temporanei.

La missione! La missione del dopo Concilio, quella di cui aveva bisogno la Chiesa, come doveva essere realmente? Ezechiele non aveva le idee chiare. E voleva chiarirle, assolutamente, prima di impegnare definitivamente la sua vita. Gli sembrava, questo, un atto di onestà verso se stesso, verso la congregazione e verso la Chiesa. Chiese di poter fare almeno una parte di scolasticato in terra di missione. Egli stesso optò per l’Uganda. «Quando nel Noviziato mi era stata chiesta l’opzione per lo scolasticato, con grande entusiasmo e come prima preferenza, scelsi Kampala», scrisse. Invece fu inviato in Inghilterra dove rimase per tutto l’anno scolastico 1976-77. Nel 1977 partì per gli Stati Uniti, scolasticato di Chicago. Il giovane stava maturando umanamente e cristianamente. I superiori riscontrarono in lui qualità fisiche, morali, intellettuali e di sensibilità eccellenti. Ma il confronto con la realtà complessa e contraddittoria lo rendeva ansioso, desideroso di analizzare, di approfondire, di giudicare… Lele era un intellettuale. Aveva la stoffa dello scienziato meticoloso che vuole rendersi ragione di tutto. Fu assegnato ad una parrocchia di Napoli, e dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980 si prodigò a San Mango sul Calore in Provincia di Avellino per assistere le vittime; fece ritorno a Napoli nel 1981, e lì organizzò una delle prime dimostrazioni pacifiche contro la Camorra. L’anno successivo si trasferì a Troia in Provincia di Foggia dove ricoprì il ruolo di Animatore Vocazionale. Nel 1984 fu assegnato a Cacoal, in Rondônia (Brasile). Il 20 gennaio di quell’anno si trasferì a Brasilia, dove seguì dei corsi di cura pastorale, per poi raggiungere la Rondônia nel luglio di quell’anno. Padre Ramin era preoccupato della situazione che avrebbe incontrato a Cacoal, ma accettò l’incarico con le parole “Se Cristo ha bisogno di me, come posso rifiutare?” A Cacoal i piccoli agricoltori erano oppressi, con mezzi sia legali che illegali, dai latifondisti locali. Inoltre, la tribù indigena dei Surui era stata solo di recente costretta a diventare sedentaria dal governo brasiliano, che aveva forzatamente assegnato loro della terra, e stava iniziando a creare dei problemi. Ispirato dagli insegnamenti di Dietrich Bonhoeffer si pose in prima linea nella lotta per la giustizia di quelle genti, tentando di persuaderli ad intraprendere la strada della protesta pacifica piuttosto che quella della lotta armata. La situazione in cui si trovava lo portò a temere per la propria vita e all’inizio del 1985 fu minacciato di morte. Il 24 luglio 1985 Padre Ramin, insieme a un sindacalista locale, partecipò ad un incontro nella Fazenda Catuva ad Aripuanã nel vicino Mato Grosso con l’intenzione di persuadere i piccoli agricoltori lì impiegati a non prendere le armi contro i latifondisti. Al ritorno, fu vittima di un’imboscata da parte di sette sicari armati di pistola, che lo colpirono oltre 50 volte. Prima di morire, sussurrò le parole “Vi perdono”. Poiché la salma di Padre Ramin non poté essere recuperata dai suoi confratelli prima di 24 ore dopo l’omicidio, un gruppo di indios Surui vegliarono su di essa fino all’arrivo dei missionari. È sepolto nel Cimitero Maggiore di Padova.  Pochi giorni dopo Papa Giovanni Paolo II lo definì un “martire della carità”. La reazione all’evento da parte degli agricoltori di Cacoal andò contro gli stessi insegnamenti del religioso: nel novembre dello stesso anno un latifondista e il suo assistente furono uccisi dalla stessa gente che Padre Ramin aveva tentato di aiutare, e alcuni giorni dopo un altro assistente di un latifondista fu assassinato. Nel 1988 due degli uomini che uccisero Padre Ramin, Deuzelio Goncalves Fraga and Altamiro Flauzino, furono condannati rispettivamente a 24 e 25 anni di reclusione dal tribunale di Cuiabá. Altri non sono stati ancora identificati o arrestati.  Si è chiusa sabato 25 marzo 2017 la rogatoria diocesana per la causa di beatificazione del servo di Dio, padre Ezechiele Ramin.

Tratto da www.comboni.org e Wikipedia