Pubblicato il:
15 Nov 2016
Padre Fausto Tentorio (7 gennaio 1952 – 17 ottobre 2011) – Nato il 7 gennaio 1952 a Santa Maria di Rovagnate e cresciuto in Santa Maria Hoe’ (Lecco), padre Fausto era stato ordinato nel 1977 ed era partito per le Filippine l’anno seguente. Prima della missione in Arakan aveva lavorato in quella di Columbio, Sultan Kudarat, abitata da cristiani, musulmani e indigeni B’lang. La morte di padre Tentorio è un nuovo capitolo in quel volto del martirio che da tanti anni ormai contraddistingue la presenza del Pime a Mindanao. Prima di lui qui hanno donato la loro vita per il Vangelo già altri due missionari del Pime: padre Tullio Favali, ucciso nel 1985, e padre Salvatore Carzedda, ucciso nel 1992. Altri due missionari del Pime, in anni ancora più recenti, hanno subito un rapimento: padre Luciano Benedetti nel 1998 e padre Giancarlo Bossi nel 2007. Padre Tentorio stesso era già sfuggito a un agguato nel 2003. Come la morte di padre Favali, quella di padre Tentorio non è legata al fondamentalismo islamico, ma alla difesa delle popolazioni indigene di Mindanao. L’isola del Sud delle Filippine è infatti un microcosmo dei drammi che attraversano il pianeta. «Padre Fausto – racconta padre Luciano Benedetti, anche lui missionario del Pime nelle Filippine da poco rientrato in Italia – era minacciato da tempo per il lavoro che svolgeva da tempo nella difesa delle terre dei manobo. Terre che fanno gola in una zona ricca di risorse minerarie. Già otto anni fa, protetto dalle popolazione locali, si era salvato solo stando nascosto mezza giornata in un armadio. E ancora due anni fa era stato fatto oggetto di nuove minacce».
Sapeva bene quello che rischiava padre Fausto. Ma ancora di più sapeva quanto il Vangelo lo chiamasse a stare accanto ai manobo, aiutandoli a difendere i loro diritti. Lo raccontava con chiarezza lui stesso nel 2006 in una video intervista ad Arakan.
È stato ucciso a Mindanao la mattina del 17 ottobre 2011, nell’isola del Sud delle Filippine, all’età di 59 anni. In un documento che Padre Tentorio aveva inviato ai superiori scriveva: “Riconoscente a Dio per il grande dono della vocazione missionaria, sono cosciente che essa comporta la possibilità di trovarmi coinvolto in situazioni di grave rischio per la mia salute ed incolumità personale, a causa di epidemie, rapimenti, assalti e guerre, fino all’eventualità di una morte violenta. Tutto accetto con fiducia dalle mani di Dio, e offro la mia vita per Cristo e la diffusione del suo Regno.”