San Daniele Comboni

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12 Lug 2017

Daniele Comboni nasce a Limone sul Garda (Brescia – Italia) il 15 marzo 1831, in una famiglia di contadini al servizio di un ricco signore della zona. Papà Luigi e mamma Domenica sono legatissimi a Daniele, il quarto di otto figli, morti quasi tutti in tenera età. Essi formano una famiglia unita, ricca di fede e valori umani, ma povera di mezzi economici. La povertà spinge Daniele a lasciare il paese per andare a frequentare la scuola a Verona, presso l’Istituto fondato dal Sacerdote don Nicola Mazza. In questi anni Daniele scopre la sua vocazione al sacerdozio, completa gli studi di filosofia e teologia e soprattutto si apre alla missione dell’Africa Centrale, attratto dalle testimonianze dei primi missionari mazziani reduci dal continente africano.

San Daniele ComboniNel 1854 Daniele Comboni viene ordinato sacerdote.  Nel 1857 parte per l’Africa con altri 5 missionari mazziani e, dopo 4 mesi di viaggio, arriva a Khartoum, capitale del Sudan. L’impatto con la realtà africana è forte e Daniele si rende subito conto delle difficoltà che la sua nuova missione comporta. Fatiche, clima insopportabile, malattie, morte di numerosi e giovani compagni missionari, povertà e abbandono della gente, lo spingono sempre più ad andare avanti e a non desistere da ciò che ha iniziato con tanto entusiasmo. Così scrive ai suoi genitori: «Dovremo faticare, sudare, morire, ma il pensiero che si suda e si muore per amore di Gesù Cristo e della salute delle anime più abbandonate del mondo è troppo dolce per farci desistere dalla grande impresa». Assistendo alla morte di un suo giovane compagno missionario, Comboni invece di scoraggiarsi si sente interiormente confermato nella decisione di continuare la sua missione: «O Nigrizia o morte», o l’Africa o la morte. Una volta ritornato in Italia mette a punto una nuova strategia missionaria.

Nel 1864, raccolto in preghiera sulla tomba di San Pietro a Roma, Daniele ha una folgorante illuminazione che lo porta ad elaborare il suo famoso Piano per la rigenerazione dell’Africa, un progetto missionario che si riassume nella frase «Salvare l’Africa con l’Africa» e caratterizzato dalla fiducia nelle risorse del popolo Africano. In mezzo a non poche difficoltà e incomprensioni, Comboni intuisce che la società europea e la Chiesa cattolica sono chiamate a prendere in maggior considerazione la missione dell’Africa Centrale. A tale scopo, si dedica ad una instancabile animazione missionaria in ogni angolo d’Europa, chiedendo aiuti spirituali e materiali per le missioni africane tanto a Re, Vescovi e signori, quanto a gente povera e semplice. E come strumento di animazione missionaria crea una rivista missionaria, la prima in Italia. Fonda, rispettivamente nel 1867 e nel 1872, l’Istituto maschile e l’Istituto femminile dei suoi missionari, più tardi meglio conosciuti come Missionari Comboniani e Suore Missionarie Comboniane, e per primo fa partecipare le suore alla missione dell’Africa Centrale.

Il 2 luglio 1877 Comboni viene nominato Vicario Apostolico dell’Africa Centrale e consacrato Vescovo un mese dopo. Negli anni 1877-78, insieme ai suoi missionari e missionarie, soffre nel corpo e nello spirito la tragedia di una siccità e carestia senza precedenti, che dimezza la popolazione locale e sfinisce il personale e l’attività missionaria. Nel 1880, con la grinta di sempre, il Vescovo Comboni ritorna, per l’ottava e ultima volta, in Africa, a fianco dei suoi missionari e missionarie, continuando la lotta contro la piaga dello schiavismo e a consolidando l’attività missionaria con gli stessi africani. Un anno dopo, provato dalla fatica, dalle frequenti e recenti morti dei suoi collaboratori e dall’amarezza di accuse e calunnie, il grande missionario si ammala. Il 10 ottobre 1881, a soli cinquant’anni, segnato dalla croce che mai lo ha abbandonato come fedele e amata sposa, muore a Khartoum, tra la sua gente, cosciente che la sua opera missionaria non morirà. «Io muoio, dice, ma la mia opera non morirà».

Il 5 ottobre 2003 viene canonizzato da Giovanni Paolo II in San Pietro.