La missione di Marta in Albania

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11 Feb 2016

Intanto inizio presentandomi, io sono Marta, abito a Padova, ho 24 anni e mi sono laureata da poco! Ho partecipato al corso Giovani e missione l’anno scorso, esattamente è iniziato a novembre 2014 ed è finito a marzo 2015.

Ormai sono passati più di 3 mesi dal mio ritorno a casa, ma se penso all’esperienza fatta, torna a farsi vivo ciò che ho vissuto, ciò che rimane nel proprio spazio interiore così prezioso, dove niente e nessuno può arrivare e portarselo via.  Questo cammino è iniziato con un piccolissimo sì, sì a cosa? Ad un corso, il Giovani e Missione, di cui mi è arrivata una proposta via mail.  Già da tempo gironzolava per la mia testa il desidero di andare in missione, ma ancora non avevo trovato il COME andare.  Mi spiego meglio: con la parola “come” non intendo solo in che luogo andare e con chi (almeno questo è quello che pensavo prima di iniziare il corso); in realtà non avevo ancora capito come dovevo prepararmi e come dovevo preparare il mio cuore ad accogliere ciò che avrei trovato in missione.

Ho cercato di rendermi semplicemente disponibile senza troppe aspettative, lasciandomi guidare verso la mia esperienza missionaria, ma in realtà … ricordo ancora la mia faccia quando mi hanno annunciato la mia destinazione, l’Albania, io che avevo tanto sperato nel viaggione oltre oceano…  Ammetto che ho fatto fatica ad accogliere questa meta, semplicemente perché, egoisticamente, ho messo avanti i miei bisogni e i miei desideri. Ricordo ancora una frase che mi ha aiutata a capire che non stavo partendo per una vacanza, ma per tutt’altro: “Marta, ti sta chiamando lì, ti vuole in Albania”. Già, ora lo posso confermare, mi voleva proprio lì, in un luogo a me inizialmente scomodo, che non mi andava giù, e che ora invece chiamo “casa”!

Il 23 agosto con tutte le preoccupazioni e paure nel mio bagaglio, parto, parto pronta e volenterosa di lasciarmi sorprendere, di abbandonare le mie armi, perché se c’è una cosa che ho capito è stata proprio questa, l’abbandonare ogni mia sicurezza e lasciarmi conquistare e riempire da un amore ben più grande dei miei scudi di cristallo. In quei 40 giorni, ho avuto la possibilità di fare molte esperienze diverse, ma ho capito che la missione non è fare concretamente qualcosa per un popolo; certo ci si rende disponibili nell’aiuto materiale e non solo, ma la missione è soprattutto incontro, è uscire da sé stessi, è trovare il Suo volto in quel popolo, in quel luogo e in quelle fatiche, è lasciarsi trasformare, è farsi riempire di un amore che va davvero oltre.

Personalmente posso dire che per me l’Albania è stata finalmente il mio Tabor: il Signore si è fatto presente nei più piccoli, nei più poveri, nei piccoli gesti, in alcuni sguardi e sorrisi, si è fatto vivo e si è fatto conoscere nel concreto. Ora che sono tornata alla mia quotidianità, le fatiche sono diverse, ma resta vivo questo incontro che mi aiuta a vivere la missione qui ogni giorno.